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….. L’odio contro le donne può manifestarsi in molti modi. Dapprima, magari, solo sui social, tramite insulti sporadici e commenti osceni postati sotto le fotografie. Poi quel tarlo nel cervello si scatena contro un’amica, contro la compagna, la madre, la moglie e bastano uno spintone, uno schiaffo, spesso, ad allargare la voragine della violenza. Ma anche dall’odio contro le donne si può guarire. Possono guarire i carnefici, così come le vittime, perché l’odio lascia ferite aperte in tutti. “Si può fare – spiega la psicologa Marta Musso – È necessario andare a spezzare questi schemi facendo psico-educazione e, in particolare, applicando quella che si chiama pedagogia di genere, una tecnica di rieducazione che abbatte le gabbie di genere. Si devono andare a scardinare gli schemi più consolidati e più difficili da rintracciare dentro agli altri schemi della vita adulta. Ma con l’aiuto della psicoterapia è fattibile”. Anche per la criminologa Cinzia Mammoliti è possibile intervenire. Anzi, è necessario intervenire il più velocemente possibile. “Si deve fare prima di tutto prevenzione e sensibilizzazione, offrendo supporti veri ed efficaci e sostegni ai ragazzi che hanno difficoltà a verbalizzare le emozioni. Spesso non capiscono neanche cosa stanno vivendo, soprattutto i preadolescenti e gli adolescenti. Quindi, serve avere un occhio più attento, un ascolto più attivo. Credo che anche la famiglia debba mettersi seriamente in discussione come istituzione. Perché la disgregazione della famiglia, che oggi è all’ordine del giorno, ha contribuito a certe situazioni tranne poi darsi degli alibi per aver dismesso il suo ruolo educativo”.