Preoccupano “superficialità e futili motivi con i quali si giustifica l’omicidio”. Ma anche “la giovane età, la spietatezza, la freddezza e la crudeltà mentale, correlate a un concetto di ‘proprietà’ della vittima”. Così all’Adnkronos Salute Cinzia Mammoliti, criminologa clinica autrice di libri dedicati anche alla violenza sulle donne – come ‘Il manipolatore affettivo e le sue maschere’ (Sonda editore) – sulle dichiarazioni di Mark Samson, omicida di Ilaria Sula, in cui si rileva un comportamento quasi ‘normale’ dopo l’omicidio. Emerge “un mondo interiore caratterizzato principalmente da affettività, mancanza di empatia e crudeltà mentale”, secondo l’esperta.
Inoltre “le modalità dell’omicidio e la capacità di rientrare, dopo averlo commesso, in una dinamica di relazioni normali con altre persone, simulando addirittura che la vittima è ancora in vita, fa pensare a una personalità disturbata, con tratti di narcisismo”. Per Mammoliti, in questo caso, come in quello dell’omicida di Sara Campanella in Sicilia, il ritratto è quello di “giovani completamente incapaci di gestire le emozioni e di provare sentimenti veri, nonché di concepire l’alterità, quindi l’altro diverso da sé, e abbracciare un concetto etico di cultura del rispetto. Vivono il rapporto come un qualcosa di prettamente funzionale alle loro esigenze, ai loro bisogni. E questo emerge anche dalla premeditazione”.
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